mercoledì 28 novembre 2018

L'odio esplode a Dallas - Roger Corman (1962)

(The intruder)

Visto in Dvx, in lingua originale.

A Dallas dieci ragazzi di colore vengono ammessi, per la prima volta, in una scuola peer bianchi; la posssibilità è data da una legge che tutti sembrano essere intenzionati a seguire anche se nessuno sembra apprezzare. Un uomo arriva in città con il preciso intento di fomentare la folla per riuscire a far abolire la legge a colpi di protesta popolare e sotterfugi.

Eccezionale film di Corman, per la prima volta (per mia esperienza) nei panni dell'autore politico che tocca un tema all'epoca attualissimo, ma che, nel contempo, precorre alcuni dei fatti (prevedibilissimi) che succederanno in Mississippi.

Il film si pone per essere il migliore della filmografia del regista. Una sceneggiatura solida che induce lo spettatore a seguire le vicende di un protagonista negativo e viscido. Un climax ben modulato che alterna le vicende private a quelle pubbliche. Una serie di scelte di casting perfette; ogni singolo personaggio ha la faccia e il fisico adatto, tutti sono in paerte... la qualità delle recitazione un pò meno; ma Shatner è una scelta magnifica, affascinante, energetico, gigioneggia in maniera perfetta lavorando sullo stare sopra le righe senza mai cadere (solo in paio di momenti in maniera eccessiva) dando corpo a un personaggio che riesce a comunicare negatività con un sorriso o con il suo continuo tirar su di maniche.
Infine c'è la regia; molti primi piani che danno spazio agli attori (Shetner soprattutto) di dare il meglio, alcuni carrelli, inquadrature dal basso e una scena madre, quella del discorso pubblico, a metà fra il monologo e il dialogo fatto da un campo/contro campo con la folla.
La fotografia, nelle immagini trovate su internet sembra essere precisa e pulita, purtroppo la versione che ho trovato è piuttosto malmessa e non è possibile giudicarla.
L'unico neo è il finale, uno scale down troppo rapido e troppo poco credibile che spreca tutta la tensione accumulata; con una quindicina di minuti in più sarebbe potuto venire fuori un capolavoro.

L'impegno sociale del film sembra essere distantissimo dalle produzioni sci-fi anni '50 o dal filone alla Edgar Allan Poe di quegli stessi anni, ma rispecchia la stessa sfrontatezza nel voler toccare ogni tema che salti in mente al regista e la sua precisa volontà di cogliere lo zeitgeist del momento che si stava vivendo (che negli anni '70 lo porterà alla più onesta e sfacciata exploitation).
Il film fu accolto malissimo, il fratello del regista (qui produttore) fu accusato di comunismo e, a conti fatti, fu l'unico fiasco della carriera di Corman.

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