lunedì 19 novembre 2018

Bunny Lake è scomparsa - Otto Preminger (1965)

(Bunny Lake is missing)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Una coppia di fratelli americani si trasferiscono in Inghilterra, con loro la figlia di lei; il primo giorno di asilo la  bambina scompare. Nonostante le ricerche sembra che nessuno l'abbia mai vista (compreso lo spettatore); le indagini, quindi, cominciano a cambiare corso.

Thriller psicologico affascinante per il ritmo rilassato e la gestione dei tempi, oltre che per i continui cambi di prospettiva che sono il vero punto di forza.

Preminger alla regia porta avanti il suo solito stile fatto di piccoli piani sequenza e un uso smisurato del dolly che dona dinamismo anche alle continue scene in interno, da profondità alle inquadratura, chiarisce la geografia degli spazi e verticalizza l'andamento dei personaggi. Una regia che è sempre gustosa, ma che in questo caso diventa magnificamente funzionale per la gestione degli spazi; la scuola è piccola e stretta, ma su molti piani e con molte stanze, i movimenti di macchina da presa creano un ambiente claustrofobico e gestiscono gli interni come un labirinto dentro cui si muovono personaggi sempre al limite fra normalità e magnifica weirditudine.
Preminger però, assume la lezione di Hitchcock, e gestisce il tutto con un ritmo calmo, ma spietato e si cala perfettamente nel contesto, sfruttando l'ambientazione infantile e dando all'intero film il passo della favola nera piuttosto che dell'horror puro (le continue canzoni e musiche infantili, il negozio di bambole di notte, la fuga dall'ospedale e lo showdown finale).

Il vero difetto si trova nel finale esagitato e non totalmente credibile. Perfettamente in linea con quanto accaduto fino a quel momento e con un twist a effetto, rimane però un'esagerazione.
Lynley mattatrice che passa da normalità a follia in maniera perfetta, Olivier contenutissimo che sparge autorità e autorevolezza (e magnetismo) con la sola presenza.

PS: titoli di testa eccessivi, ma originali, di Saul Bass.

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