martedì 2 novembre 2010

Crisi - Ingmar Bergman (1946)

(Kris)

Visto in DVD, in lingua originale sottotitolato.

Al suo primo film Bergman vuole già fare l’adulto e mette insieme un drammone famigliare melodrammatico al massimo, con madri putative buone e morenti che vengono defraudate del loro bene più caro, la figlia, dalla madre biologica dopo che questa s’è divertita per tutti gli anni in mezzo, fregandosene della prole. Poi ci mette in mezzo pure la differenza fra villaggetto di campagna e grande città e pure i primi amori di una ragazza; un po’ tutto quello che si può mettere in un melò (ci sono pure le lacrime trattenute).

La regia è quanto di più novelle vagueano sia mai stato fatto prima di Truffaut, con temi adulti mostrati con realismo, ambienti essenziali ma credibili, quel tanto di intellettualismo che fa applaudire la critica e tutta la messa in scena che si interessa tanto dell’estetica quanto della naturalità di come vengono mostrate le cose. Ottimo, nel dettaglio, l’uso insistito dei lenti carrelli utilizzati in zoom in avanti ed indietro per rendere ariose le scene con un solo piano sequenza.

Un buon inizio, un poco noiosetto; anche se il suo difetto maggiore è la voce fuori campo all’inizio e alla fine del film, decisamente pessima.

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