mercoledì 17 novembre 2010

Imani - Caroline Kamya (2010)

(Id.)

Visto al Festival di Cinema Africano (in concorso); in lingua originale.

Nell'Uganda contemporaneo si muovono le vite di una colf la cui sorella è stata arrestata per l'omicidio del marito; un ex bambino soldato che ritorna dalla famiglia che l'aveva perduto; e di un ballerino hip hop che dovrà fare i conti con un ex amico ora capo della mala locale.
Il film si muove su tre binari indipendenti, che non si incorciano mai, ma che vogliono essere l'emblema dell'Uganda contemporaneo (la situazione della donna, la gestione degli strascichi della lunga guerra civile e la voglia di rinascita al di sopra del marciume che ancora ricopre tutto), nonchè un racconto moralizzante sulla forza della fede (questo significa il titolo) per superare le avversità.
Posto che 2 racconti su 3 non hanno un vero e proprio finale (quella del ragazzo che torna dalla famiglia non si conclude, mentre a quella del ballerino vengono dati i titoli di coda in cui vi è il tanto agognato spettacolo), quello che più sorprende è la bravura nel raccontare le storie, più delle storie in se. Gli avvenimenti sono chiari, narrati bene, ottimamente connessi gli uni negli altri e senza mai un attimo di stanca (nonostante non siano storie molto articolate o d'azione). La chiusura del film lasciata allo spettacolo hip hop è un tocco di stile kitaniano che apprezzo molto.
Se si considera poi che questo film è il primo della storia dell'Ugando ad essere ripreso con una red camera, e comunque di qualità decente; il che è decisamente un valore aggiunto.
Niente di eclatante, ma un buon film medio, messo ancora più in luce dalle pessime visioni dei giorni scorsi.

Il film è stato anticipato dal corto "Maibobo", di Yves Montand Niyongabo. Film che dura quasi quanto un mediometraggio e narra, con pochi mezzi e poche pretese, di alcuni ragazzi di strada (i maibobo appunto), orfani della guerra, del loro vivere di espedienti e delle loro aspirazioni... in realtà detto così sembra meglio di com'è; in pratica è solo mezzora di una pubblicità progresso non molto cinematografica, ma estremamente melodrammatica ed ingenua (c'è addirittura una scena in cui uno di questi ragazzi scrive una lettera ai 5 grandi leader della terra per far cessare le discordie e nel farlo piange calde lacrime che bagnano quanto sta scrivendo...sic!)

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