martedì 16 novembre 2010

Nha fala - Flora Gomes (2002)

(Id.)

Visto al Festival di Cinema Africano (fuori concorso); in lingua originale.

Quest’anno al Festival di Cinema Africano di Verona hanno deciso di festeggiare il 30 anni con una rassegna dei più importanti film africani (a sentire loro almeno) degli ultimi 3 decenni.
Si comincia con questo Nha fala, film atipico del regista Flora Gomes; questo almeno è quello che dicono, io non ne ho mai visto uno, quindi non mi stupirà vedere frizzi e lazzi (a quanto pare Gomes è un tipo piuttosto uggioso).
Una ragazza dalla Guinea Bissau parte per Parigi dove ha vinto una borsa di studio per 5 anni; prima però saluta tutti e molla l’attuale moroso, un po perché la tradisce con tutte, e un po perché è diventato un ricco trafficone. A Parigi si fa ben volere da tutti, conosce una ragazzo, se ne innamora… i problemi arrivano adesso, perché pare che nella sua famiglia vi sia una maledizione che colpisce le donne, non possono cantare, pena la morte (uuuuhh)… il problema sorge perché il ragazzo la vuole far cantare, anzi la fa cantare, anzi le fa incidere un cd, che vende un casino in tutta Europa… e tutti a questo punti si chiederanno, lei muore? La risposta è no. E il problema allora dov’è? Che sua madre di lei ne soffrirà un casino… non che lei sia rimasta viva, ma che lei abbia infranto la promessa di non cantare mai… si vabbè, a questo punto il film si fa un po incomprensibile, ma la ragazza ha la grande idea di tornarsene a casa ed inscenare il proprio funerale, nel quale si metterà a cantare convincendo anche sua mamma a farlo…
Non una commedia, perché cantano troppo; non un musical, perché cantano troppo poco… in ogni caso è il mio primo mezzo musical africano e c’è da dirlo subito; le musiche sono belle. I testi non sempre e la metrica stride, ma la musica no. Il fatto più curioso è la danza; come nei musical americani classici, la gente all’improvviso si mette a ballare tutta insieme, solo che qui non c’è una coreografia ben delineata; sembra che sia stato detto loro di ballare, muoversi a ritmo della musica, e di fare certi movimenti solo durante il ritornello. Le scenografia, come i vestiti, sono coloratissime; peccato però che la regia non sia adeguata ad un musical e risulti incapace di inquadrare adeguatamente le scene di ballo.
Un peccato soprattutto perché Flora Gomes è tutt’altro che un cretino; sa quello che fa per la maggior parte del tempo, con un piano sequenza piuttosto interessante, un uso incessante del dolly, una fotografia non eccezionale, ma pulita e soprattutto un budget di tutto rispetto, si vede chiaramente.
Alla fin fine, tutto considerato, sarebbe un buon esperimento, un film quantomeno carino se non fosse per la sceneggiatura… è vero che lancia diverse frecciate ironiche alla speranza di vita in Guinea, ai rapporti di forza cambiati nel post-colonialismo, alla convivenza di cattolicesimo e animismo, ecc…, ma manca proprio la storia. La trama è assente per buona parte del film, e quando compare è confusa e assurda; intrisa di un metaforone urlato all’inizio, e di una morale buonista alla fine…
Spiace, ma la delusione è troppa.

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