Visto in DVD.
Giulietta (la Masina), moglie perfetta dell’alta borghesia di Roma, scopre troppi indizi dei tradimenti del marito, anche se lui sembra sempre trovare una risposta a tutte le sue domande. La convinzione che l’adorato compagno di una vita le preferisca un’altra donna la porta però a cercare una razionalizzazione del suo dolore in guru, psicanalisti, religione, nell’aiuto di una vicina di casa (la Milo) che la vorrebbe introdurre alle gioie della carne, ecc… alla fine riuscirà a trovare una ragione di vivere nella solitudine.
Un Fellini atipico, molto intellettuale e metafisico, ma sempre visionario, come e più dei film precedenti.
Quest’opera poi, rappresenta il primo film a colori di fellini, e l’utilizzo di un’estetica kitch, con colori fondamentali alternativamente pastello o shocking da all’insieme un’atmosfera timburtoniana davvero originale.
Le incursioni oniriche e dei ricordi del personaggio nella vita reale sono quanto di meglio organizzato abbia visto nelle opere del regista, con una disposizione degli attori da pinacoteca ed una fantasia nelle fusioni davvero ragguardevole (le onnipresenti suore viola incappucciate o le fiamme della graticola ad esempio).
Come dicevo, un film atipico, meno semplice degli altri, più arzigogolato e, forse, pretenzioso… anche se alla fine, più che la complessità dei discorsi fatti, rimane il mood generale di un personaggio sofferente che cerca di resistere senza trovare appigli, ma anche senza dare mai segni visibili di cedimento… e poi rimane uno dei film più estetizzanti di Fellini… ecco, questo è quanto rimane; e non mi pare poco.
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