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Un giovane barbiere ebreo rimasto vittima di un incidente durante la I guerra mondiale (incidente avvenuto mentre salvava la vita di un futuro gerarca), torna alla sua bottega ignaro che nel periodo del suo ricovero un dittatore antisemita sia salito al potere, Adenoid Hynkel. Questo è un egocentrico senza qualità, ma assomiglia terribilmente a quell’insignificante barbiere… la storia ricalca quella dell’annessione dell’Austria ad opera della Germania, e proprio durante quest’annessione (dell’Ostria da parte della Tomania) i due protagonisti verranno scambiati l’uno per l’altro…
Divertente commedia di Chaplin che a distanza di tempo ha perso poco del suo humor originale. Le trovate del regista sono ancora oggi magnifiche e si esaltano nel personaggio di Hynkel, ogni volta che entra in scena l’ironia è garantita, ogni momento è da manuale, dal discorso ai microfoni, all’incontro con l’alleato/concorrente Napaloni (l’equivalente di Mussolini); anche se la mia parte preferita è la rappresentazione di una sua giornata tipica, fatta di scatti d’umore e fretta continua.
Il film rappresenta però qualcosa in più; una presa in giro, ma anche un atto d’accusa contro Hitler, che allora era si un dittatore antisemita, ma ancora non si immaginava esattamente cosa stesse succedendo entro i confini tedeschi. I momenti d’amore fra il barbiere e la ragazza, per fortuna pochi, sono per lo più banali, ma servono a rafforzare il finale. Quando il barbiere, nelle vesti di Hynkel sarà invitato a fare un discorso per l’annessione dell’Ostria, Chaplin sfodererà una certa dose di banalità, ma anche una dose maggiore d’ispirazione, infervorandosi in un discorso che, in alcuni pezzi, rappresenta il miglior manifesto del pacifismo, unendosi al discorso personale del barbiere per la ragazza lontana, e alle immagini di quella ragazza che guarda il cielo, il film raggiunge un momento di poesia unico, per forza espressiva e per significato, amplificato dal momento storico in cui è avvenuto.
Bravo Chaplin; la più divertente parodia di un dittatore/politico mai realizzata ed una presa di posizione personale su una questione (all’epoca) ancora aperta.
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