Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.
Un tizio vissuto per 18 anni nell'outback australiano ha imparato un po di trucchetti magici dagli aborigine, tra cui l'urlo che uccide. Installatosi in casa di un grigio ometto inglese nullafacente ne destabilizza la vita di coppi, seduce la moglie, destabilizza la salute psichica e ammazza un po di pecore. Per liberarsene, il grigio inglesucolo dovrà ricorrere anche lui alle arti magiche.
Film che vorrebbe essere profondo, esotico pur rimanendo in Inghilterra e oscuramente misterioso (o misteriosamente oscuro). Eppure tutto quello che ottiene è un grande senso di vacuità di trama e personaggi (perché nessuno lavora in questo film? Perché nessuno prende decisioni?) in salsa aborigina che fa sempre figo, con una certa cura nel rendere caotica la storia per farla sembrare più profonda.
Il risultato è dunque abbastanza noioso, interessante solo all’inizio, ma poi sempre meno conciso, si perde e perde il pubblico.
La regia però si lancia in parecchi inserti di sequenze già viste o ancora da vedere che rendono il tutto più confuso, ma che funzionano nel senso di straniamento e di connessione interna alla vicenda, più qualche decisione autoriale urlata in faccia allo spettatore (la scena in cui la moglie a quattro zampe imita il particolare del quadro di Bacon in bianco e nero più volte mostrato da vicino, e in quel momento tutta la scena diventa B/N). Più che un pessimo film, un’occasione completamente sprecata.
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