martedì 22 novembre 2011

La fontana della vergine - Ingmar Bergman (1960)

(Jungfrukällan)

Visto in DVD. L’unica figlia di una coppia di possidenti della Svezia medievale viene violentata e uccisa mentre se ne va a portare dei ceri alla Madonna. I tre vagabondi responsabili del delitto cercano rifugio proprio nella casa dei genitori della ragazza e provano a vendere alla madre i vestiti rubati dal cadavere della figlia. La vendetta sarà terribile.

Che film enorme. La trama è di una semplicità e una banalità impressionanti, ma tutto quello che ci gira intorno lo rende titanico.

Bergman ci imbastisce una storia densa di significati metafisici, ragiona sulla ragione e sui sentimenti, ma soprattutto (come sempre nei suoi film) su Dio, anzi in questo caso sugli dei. Il rapporto principale in questo film è quello fra il paganesimo della cameriera e l’insistente religiosità cristiana della famiglia. Entrambe verranno messe alla prova, entrambi gli dei risponderanno alle chiamate, ognuno a modo suo.

Inoltre la fotografia del film è quella perfetta di Nykvist quando gioca con il bianco e nero e la regia si mette a posizionare la macchina da presa in posizioni sopraelevate e in primissimi piani come poche volte aveva fatto in precedenza. Le scene sono costruite con un’estetica maggiore rispetto agli altri film di Bergman… inoltre questo è l’ultimo film del regista svedese in cui Dio risponderà alla chiamata di Max von Sydow.

2 commenti:

Christian ha detto...

Beh... questo è un grande film!
Potente come storia e simbolismo, ed eccezionale visivamente (la fotografia di Nykvist, come giustamente sottolinei).

Lakehurst ha detto...

l'ho visto solo quest'anno per la prima volta, certamente mi aspettavo fosse un ottimo film alla Bergman, ma invece mi sono trovato di fronte ad uno dei più belli in assoluto. la composizione delle scene che fa in questo film è qualcosa che raramente ha poi riproposto con questa vena estetica