venerdì 1 gennaio 2016

Adua e le compagne - Antonio Pietrangeli (1960)

(Id.)

Visto in Dvx.

1958, ultimo giorno prima dell'applicazione della legge Merlin; in due lupanari quattro, ormai ex, meretrici si mettono d'accordo per aprire un ristorante fuori Roma, una volta ingranato ritorneranno a prostituirsi senza dare nell'occhio nelle camere sopra al ristorante. CI mettono i soldi, mettono a posto una vecchia cascina, ma non ottengono i permessi, perché sono schedate. Si avvalgono di un prestanome che acquista terreno e permessi e si mettono in attività. Da incompetenti diverranno ottime gestrici di ristorante e preferiranno non tornare a fare la vita; però il prestanome verrà a pretendere più del dovuto diventando, di fatto, un pappone. Ci sarà uno scandalo dove i più deboli perderanno.

Storia amara sceneggiata a 8 mani (tra cui quelle sapienti di Pinelli e quelle aspre di Scola) che si muove esattamente alle parti del Pietrangeli drammatico (si veda "Io la conoscevo bene"), dove i più deboli o ingenui vengono soverchiati dalla società che non gli permette mai una redenzione. Purtroppo troppa enfasi, troppe scelte facili per strappare consensi (la prostituta che si porta il figlio nel ristorante, quella che sta per riuscire a sposarsi) sono gestite in maniera ovvia e riescono a far perdere mordente alla storia, mentre avrebbero potuto esserne il cuore vero.

Alla regia invece ci sono i soliti virtuosismi fatti di piccoli movimenti di macchina, con qualche esplosione qui e la: il risveglio di una delle protagoniste che si accorge di non avere più il figlio vicino è un tour de force incredibile anche se breve o l’arrivo del dottore che visita le camere che inizia con musica di sottofondo e lunghe carrellate per finire in una serie di primissimi piani. Non siamo però dalle parti dell'eccesso (in senso buono) degli anni '60.

In ogni caso un film godibilissimo che vale sempre la pena recuperare, anche per il cast, con quattro protagoniste di una bellezza inverosimile e di capacità di recitazione che fanno a gara a superarsi.

Nessun commento: