Visto in tv.
Documentario sul gruppo di attiviste femministe FEMEN, le loro attività, le loro attiviste principali, gli obiettivi, la nascita e i retroscena pericolosi e oscuri.
Il documentario è trattato in maniera classica, con i protagonisti in video, macchina da presa per lo più fissa, domande con voce fuori campo; intercalati con filmati di repertorio, scene con macchina a mano che mostrano i lati negativi delle vicende (i lividi, lo squallore, ecc) o scene prese dalla strada (per lo più desolanti ed enfatiche). Il tutto trattato senza troppa grazia o troppa attenzione (la Green dimostra di aver ragionato sulle scelte estetiche solo nell'incipit e nella conclusione speculare). C'è un certo gioco di montaggio, non tanto per una tecnica raffinata, ma c'è l'idea di spargere in giro per i film scene poco chiare (l'uomo con la maschera da coniglio dell'inizio) o dettagli apparentemente insignificanti (le telefonate continue) per poi poter dare più spessore al colpo di scena finale.
Si perché il film è un apparentemente un noioso documentario descrittivo di un gruppo di femministe, in realtà è il tentativo della regista di mostrare il retroscena più imbarazzante, cioè che il gruppo sia guidato da un uomo, Viktor, padre e padrone che schiaccia con la propria volontà le attiviste, un sistema rigidamente patriarcale che vorrebbe protestare proprio contro i sistemi così organizzati.
Devo ammettere che il gioco di sviamento è buono e il film risulta riuscito quando fa sentire Viktor o le attiviste che ammettono con candore il problema giustificandolo.
Tuttavia la noia della prima metà e la sciatterei senza fantasia (oltre a una complessiva mancanza di chiarezza nelle spiegazioni sul movimenti, i suoi fini e i significati delle sue manifestazioni) non possono essere riscattate da un gossip, per quanto interessante.
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