(Id. AKA Cairo station)
Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato.
Se dovessi raccontarla velocemente la trama direi che è una storia di un amore tormentato (tormentato perché lei non ci sta ed è pure stronza) fra un facchino e una venditrice ambulante presso la stazione. Il finale porterà a un rapido twist della situazione e del tono del film.
Un ambiente norealista con una storia
con violenza, follia, pulsioni erotiche, un filo di politica e un
accenno ironico alla religione... tutto quello che in un film egiziano del 1958 non mi aspetterei mai.
Invece c'è tutto questo e anche di più, almeno una storia nella storia accennata solo in tre momenti, ma che riesce ad avere uno sviluppo. Il tutto unito a una fotografia in bianco e nero davvero bellissima.
Lo stile della regia sarebbe stato bene sia in un film espressionista tedesco, sia in un film di Welles; con l'uso della profondità di campo per creare scene su più piani, un'abbondanza caotica di carrelli, inquadrature spesso ravvicinate, molte oblique (o leggermente rialzate o ribassate rispetto ai personaggi) e nel finale anche una serie di giochi d'ombre noireschi.
Una serie di stilemi che sembra essere la summa del meglio (per me) prodotto dal cinema fino a quel momento; messi insieme per mostrare un film che sembra partire con il tono del racconto di riscatto o romantico, per poi deragliare verso il thriller e la follia. Un'opera magnifica e originalissima.
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