mercoledì 25 gennaio 2017

Melancholia - Lars von Trier (2011)

(Id.)

Visto in Dvx.

Una donna affetta da depressione si sposa, il giorno del suo matrimonio sembra che tutto vada per il meglio, ma all'improvviso viene, nuovamente, colta dall'angoscia; tutto andrà a catafascio. Il giorno dopo rimane dalla sorella dove assiste all'avvicinamento di un pianeta, Melancholia, che dovrebbe sfiorare la terra senza causare danni, ma quando i calcoli degli astrofisici sembrano sbagliare e la tragedia sembra totale e inevitabile è proprio lei che riesce a mantenere il controllo.

Sarà da una vita che non vedo un film di von Trier e stavo cominciando a dimenticarmi di quanto è bravo. Al di là della sua voglia di shockare, al di là delle sue trame cupe e respingenti, al di là delle sue assurde fisse stilistiche degli anni '90, al di là di tutto von Trier rimane uno dei migliori costruttori di immagini che il cinema abbia al momento. L'incipit del film dove viene mostrato lo scontro fra pianeti accompagnato da una serie di immagini tra il reale e il simbolico dura almeno sette minuti, tutti di rallenty, tutti quasi senza azione, tutti dal significato criptico, eppure è uno dei momenti più belli che abbia visto in un film ultimamente; costruisce non delle sequenze, ma dei quadri simbolisti, delle immagini dalla fotografia impeccabile, dal significato oscuro, ma dal mood perfetto e pervasivo. Questo è un film sull'angoscia e il messaggio ci viene completamente veicolato con ogni singolo fotogramma, anche preso singolarmente.
Poi si passa alla prima metà del film, la parte della festa di matrimonio, che da momento di gioia diventa sempre più cupo. Anche qui l'angoscia è perfetta, il senso di claustrofobia, di imprigionamento (nonostante sia un matrimonio voluto e, forse, desiderato) è totale; mai nel cinema di von Trier si è percepita una tale negatività senza scampo (neppure nei suoi capolavori passati). Con niente in mano il regista veicola un intero mondo di sensazioni. Lo stile è un simil-Dogma, pur concedendosi tutte le cure del caso.
La seconda parte del film ritorna a essere una sequela di quadri. La fotografia torna curatissima, la costruzione delle inquadrature diventa predominante con punte di lirismo assurde e bellissime (la Dunst nuda [a proposito, grazie Lars] o la bellissima scena finale con il gigantesco pianeta in secondo piano e la famigliette in campo lungo). Qui l'argomento diventa più pesante (non si discute più di un matrimonio, ma del rischio che la Terra venga distrutta), tuttavia il mood si alleggerisce (fino a un certo punto), le vie di fuga scompaiono, ma la gigantesca angoscia di vivere della protagonista, sembra darle lucidità nel momento di maggior stress per un essere umano. Di fatto von Trier fa provare al suo pubblico le stesse sensazioni che prova la protagonista e in questo lavoro riesce totalmente. Ancora una volta c'è la totale assenza di speranza, ma vista con un'ottica lievemente diversa.

Un cast stellare, tutto, completamente, in parte; a cui si può imputare, al massimo, il difetto di essere sottoutilizzato. La Dunst è decisamente al suo meglio.


2 commenti:

Christian ha detto...

Per me un capolavorone! :)

Lakehurst ha detto...

Ovviamente condivido.
Posto che mi è sempre difficile dire quale sia il migliore film di Trier, questo però, assieme a Dogville e Dancer in the dark è il migliore a veicolare esattamente le emozioni dei protagonisti.