lunedì 30 gennaio 2017

Per la patria - Abel Gance (1919)

(J'accuse!)

Visto in Dvx.

Un triangolo amoroso viene interrotto dalla grande guerra. La donna del contendere verrà catturata dai tedeschi dopo la conquista dell'Alsazia, il marito e l'amante si ritroveranno nella stessa trincea. Al di sopra di un tale dolore verrà ricostruita l'amiciza. Il rtosno della donna con una bambina avuta da uno stupro complicherà le cose.

Solo un anno dopo la fine del conflitto mondiale, Gance, realizza un film ambientandolo in location reali, mettendo delle foto prese dalle trincee, sequenze della marcia trionfale dell'esercito francese a Parigi e lettere scritte dal fronte. Un'opera talmente sul pezzo che poteva facilmente sfociare in un documentario sotto mentite spoglie o un film a tesi.
Nonostante il film sia apertamente pacifista, Gance però non cade nell'errore di dimostrare l'ovvio tramite immagini banali; crea invece una storia complessa che poco centra con le ragioni della guerra o dell'astensionismo. E come film d'amore (con uno dei triangoli amorosi più strani di sempre finendo con il dividersi fra due uomini con il figlio di un terzo) sarebbe già adeguatamente originale e interessante. La guerra rimane sullo sfondo, rimane un espediente drammatico ben utilizzato per far sviluppare la vicenda e per introdurre la grandissima allegoria finale.

Dal punto di vista della regia sembra un film decisamente moderno. Un impianto realistico (naturalismo), ma con sovraimpressioni allegoriche (la danza degli scheletri) o inserzioni poetiche (la poesia declamata accompagnata da reiterate immagini naturali); uno stile articolato composto da un ritmo sostenuto realizzato tramite il montaggio (addirittura nell'incipit del film gli attori sono presentati con un montaggio alla Eisenstein prima di Eisenstein); uso continuo dell'iris per focalizzare l'attenzione o per nascondere alcune parti della scena svelate successivamente; dissolvenze continue, continui fade to black con mascherine diverse, una soggettiva con gli occhi di una civetta, alcune personaggi presentati su sfondo nero per metterli in risalto. Ma forse quello che rimane maggiormente impressa è la delicatezza di certe immagini e la poesia dei dettagli; dagli addii degli uomini che partono per il fronte realizzati inquadrando solo le mani, allo sviluppo de personaggi che da triangolo amoroso diventa una famiglia estesa. Da sottolineare anche la scena della violenza sessuale mostrata solo attraverso le ombre.
...poi ovviamente c'è il noto finale, con i morti che risorgono dal campo di battaglia per chiedere conto ai vivi del loro sacrificio. Un finale allegorico ed enfatico in maniera brutale; ma vedere il campo di battaglia coperto di croci che diventano cadaveri che si risvegliano, così come la bambina nata dalla violenza che re-insegna a scrivere al poeta divenuto pazzo sono episodi che raggiungono il loro obiettivo.

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