Visto in Dvx, in lingua originale.
Una donna con delle visioni viene operata al cervello da un medico dalle dubbie qualità e da un'infermiera che imdb mi dice essere sua sorella (o la sorella del medico...). Dopo l'intervento la situazione anziché migliorare precipita in un incubo continuo.
Spesso considerato il settimo capitolo della serie "Guinea pig", questo in realtà è un film indipendente, ma che, palesemente, si basa sul noto seriel. Riprende le ambientazioni realistiche, lo slasher estremo, l'idea di riprese dal vero, oltre che la durata. Sembra, inoltre riprendere dalla serie quella nota di ironia (talvolta involontaria, sia per questo film sia per le altre sei opere) che per me rimane il tratto distintivo di questo gruppo di horror giapponesi.
Questo film di pregia anche di una certa difficoltà nel reperire sottotitoli (AKA, ho letto in giro che non si trovano, quindi li ho cercati poco e senza aspettative) rendendone la visione una delle esperienze cinematografiche più surreali di sempre. Questo dettaglio, unito a qualche idea veramente cretina , ma ad una realizzazione che sarebbe stata da 10 e lode, rende il filmato superiore ai veri "Guinea pig" (che troppo spesso sono noiosissimi e senza significato se non il tentare di sconvolgere gli adolescenti; oppure pigiano su una pretesa ironia che diventa stucchevole).
Le prove a carico di una superiorità sono molte: qui c'è dell'involontaria ironia che raggiunge parossismi da capolavoro nella serie di visioni (forse?) con l'infermiera che succhia l'occhio fuori dalle orbite della paziente, mentre il medico compare davanti alla macchina da presa come un muppet; o durante l'intervento al cervello in cui il medico si fa fare una fellatio dall'infermiera e nell'acme del piacere si mangia uno scarafaggio che passeggiava sul cervello della signora.
Inoltre c'è una scena finale che sarebbe sicuramente piaciuta a Cocteau: la paziente operata al cervello si sveglia con una ferita al fianco, cammina per la sala operatoria dove vede delle interiora uscire da un forno a microonde, viene quindi aggredita a suon di bisturi da una bella donna con dei fiori tra i capelli come al primavera di Botticelli (è l'infermiera/sorella di prima) e che mangia yogurt per poi fuggire nel corridoio dove incontrerà un temibile uomo scatolone che la inseguirà a lungo, intanto la bella donna si impegna in un possibile atto di autoerotismo. Questa sequenza non può essere liquidata solo come "scema", questo non è surrealismo, questo è dadaismo gore.
Comunque è fuori discussione che se un giorno qualcuno mi chiederà
perché penso che i giapponesi abbiano un problema, gli mostrerò
questo film.
PS: a essere onesti bisogna ammettere che anche se dura a mala pena un'ora è già troppo lungo.
PS: a essere onesti bisogna ammettere che anche se dura a mala pena un'ora è già troppo lungo.
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