Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.
Direi che Maas si conferma l’unico
regista olandese di cui m’importi qualcosa ( ah già, Verhoeven… vabbè lo
considero statunitense… ah già, Six… lo considero cittadino del mondo!?). Allora
ricominciamo.
Direi che Maas si conferma uno dei tre
registi olandesi di cui m’importi qualcosa.
Dopo l’ottimo “De lift” ed il successo
(almeno in patria) del secondo lungometraggio “Flodder” è evidente che in Maas
ci credevano e gli han dato in mano i soldi, quelli veri.
E Maas ti tira fuori un degno seguito
(ideale) di “De lift”. Stessa idea folle di base (qui un 15% meno folle), la
solita soluzione finale che mostra quanto siano i capitalisti il problema (qui
25% meno demagogico), gli stessi attori e la stessa struttura narrativa. Quello
che arriva con i soldi sono location fighe, inseguimenti con macchine e con
motoscafi (quest’ultimo tra i canali di Amsterdam è decisamente buono), riprese
subacquee ed esplosioni… direi che si è già detto tutto.
Poi se si vuole riesce molto meglio a
creare dei personaggi che non sembrino statue di sale e una storia un 5% più
complessa del primo film. Ma l’altro vero cambiamento è che pur mantenendo una
regia sinuosa dà ritmo alla storia. Il vero problema di “De lift” era un
racconto piuttosto acerbo che frenava in molti punti, qui no, l’idea sarà
scema, ma il ritmo è sempre ben tenuto. Poi non si può negare che l’estetica è
leggermente meno considerata (nessuna scena come quella della bambina con gli
ascensori) e devo ammettere poca tensione, ma forse questo è anche dovuto
all’epoca della pellicola e all’inevitabile invecchiamento dei film.
Nessun commento:
Posta un commento