Visto in Dvx.
Una bella famigliola dell’altissima
borghesia milanese, praticamente dei nobili dei giorni nostri, fatti di figlie
che si scoprono lesbiche, figli che aiutano gli amici ad aprire ristoranti,e
madri irreprensibili che si scoprono attratte dagli amici dei figli.
Guadagnino dirige da dio. Questo va
detto subito. Anzi, Guadagnino dirige da Scorsese. Una profusione di carrellate
brevi, ma incisive e pervasive, un gusto per i dettagli degli arredi che sembra
venire da “L’età dell’innocenza”, un costruzione impeccabile delle location e
un uso della musica come la si userebbe per dirigere un balletto (unica
differenza sta nel genere). Si insomma Guadagnino si dimostra essere uno Scorsese
italiano, almeno al parti di Sorrentino… però di Scorsese ha tutta la tecnica,
ma gli manca completamente il cuore.
Guadagnino dirige con un distacco che il
regista newyorkese non ha, e di per se forse non sarebbe un problema, anzi,
sarebbe una cifra stilistica. Purtroppo però il film è sorretto da una trama
che è già gelida di suo, con personaggi molto artefatti e banali, da una
sequela di comprimari inutili (la sorella lesbica che funzione ha? La moglie
incinta? La nonna rifatta?) e un’intera teoria di sequenza prive di ogni
empatia nei confronti di qualunque accadimento. Ecco, se a tutto questo si
aggiunge una regia distaccata l’effetto è quello di fregarsene delle sorti di
tutti. Se poi la sceneggiatura si prende pure il lusso di una svolta finale da
melodramma di terz'ordine, il film si declassa ad essere un’opera interessante,
ma da sconsigliare…
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