mercoledì 8 maggio 2013

Killer Joe - William Friedkin (2011)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Poi all'improvviso dall'America ti arriva un film di un noir torbido e acre come pochi, così folle e senza speranza da fare impressione, con squarci di perversione da poter competere con Miike.
Ti arriva questo film, un film dove un ragazzo con problemi di soldi da restituire (gli è sparita una partita di droga che doveva vendere) va dal padre decerebrato e gli chiede se è d’accordo di uccidere la sua ex moglie (del padre, che poi è la madre del ragazzo) perché pare che abbia un’assicurazione sulla vita la cui beneficiaria sia la sorella del giovane (la bella e matta sorella del giovane). Ovviamente il padre, che è molto un decerebrato, accetta. Si rivolgono ad un poliziotto Joe Cooper, che nel tempo libero uccide a pagamento e si accorda per dargli parte dell’assicurazione, intanto a mo’ di cauzione, si fa dare la sorella… e questo è solo l’inizio; quando si pensa di essersi ficcati nell'occhio del ciclone noir ci si accorge di essere arrivai solo alla periferia.

Una regia che è un utilizzo degli attori come poche altre; i personaggi sono folli e poco credibili, ma ben delineati, agli attori il compito di metterli in vita. Ma in questo compito sono affiancati da un uso dei loro corpi (nelle espressione che fanno, nell'uso dei corpi nello spazio, nel voyerismo nel mostrare nudità, ecc…) da una regia che si prende il lusso di infilare alcune brevi sequenze indipendenti dalle scene principali solo per delinearne il mood (si pensi ai fulmini nella sequenza in auto), e taglia tutto con una fotografia tetra e squallida al punto giusto. In un ambiente del genere il perfetto lavoro di casting permette, come ultimo tocco il miracolo.
Poi all'improvviso dall'America ti arriva un film noir anni ’50 classico, reso solo senza speranza come un dramma indipendente anni ’80-’90 e con inserti di post-modernismo e di follia invidiabili. Poi guardi a chi è il regista e ti accorgi che nonostante l’anagrafe lo condanni ad essere quasi un ottuagenario Friedkin si dimostra il più giovane fra i registi made in USA.

PS: si lo so c’è un Matthew "ctrlC" McConaughey impressionante, ma d’altra parte non mi soprende troppo. Lui era nato come il successore di Paul Newman, bello, giovane e bravo. Poi ha fatto la scelta che tutti noi avremmo fatto, girare un film all'anno a torso nudo su una spiaggia caraibica affiancato da una modella dopo l’altra, è chiaro che se ti viene data questa possibilità te ne freghi dell’Academy. Poi, adesso che inizia a vedere il 50 anni che si avvicinano, ha deciso di prepararsi la pensione, tira fuori quello che sa fare e si dilunga nella scena con l’uso più perverso di una coscia di pollo. E tutti noi ci alziamo in una standing ovation; ma in fondo l’abbiamo sempre saputo.

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