Visto al cinema
Ci sono molti modi per mettere in scena
una storia poco complessa, ma molto emotiva (e molto americana) come “Il grande Gatsby”; certamente la versione più esagerata, kitsch, chiassosa e tracotante è
proprio quella di Baz Luhrmann. Solo lui, con un’idea di regia così pesante
e muscolare poteva realizzare un film così arrogante senza sfociare nel
ridicolo. E se per tutto il film è tutto un florilegio di colori chiassosi,
location estremizzata, macchine da presa a volo d’uccello (e un uso frenetico
ed interessante del montaggio nell'incipit), tutto riesce ad essere credibile, a dare l’idea della grandezza senza schiacciare la storia tutto sommato intima.
In una parola Luhrmann si è sdoganato dal passo falso di “Australia” ed è
ritornato sul sentiero di “Moulin rouge”.
Unico neo della regia, a mio avviso, è
l’uso eccessivo di un CGI che non si riesce a controllare o a fondere perfettamente
con le riprese reali (più qualche green screen mal realizzato), ma tutto
sommato l’uso del computer è sempre presente in scene estetizzanti che
altrimenti non sarebbero possibili e, a dopotutto, lo si perdona. Al solito le
musiche sono moderne, ma stavolta, salvo per le feste, sono rimaneggiate in
maniera ancora più affascinante e pesante che non in “Moulin Rouge”.
Il vero problema si annida li dove si
trova anche il valore aggiunto: il cast.
Un Dicaprio monumentale, mai così bravo e convincente, mai così in parte, perfetto per il ruolo per fisico, espressione ed autorevolezza dell’attore prima ancora che del personaggio (per fare Gatsby ci voleva un attore che fosse universalmente ricordato nel contempo per romanticismo ed impegno sociale, tutto possibilmente condito con tanti soldi); quello che più mi ha colpito sono state i continui atteggiamenti del viso che presi palesemente da Marlon Brando che hanno reso Dicaprio quasi identico al defunto attore.
Come dicevo però il problema è sempre qui, nel cast; ora io mi chiedo, se devi fare un film che non sia comico mi è difficile pensare di scritturare Tobey “espressione buffa” Maguire, ma se devo fare un colossal dove l’attore deve essere credibile quando lo inquadro dopo essere sceso in picchiata con un aereo sulla New York degli anni ’20 beh, vorrei davvero scritturare un attore e non Tobey “l’inopportuno” Maguire. Lui da solo riesce a far cadere la sospensione dell’incredulità ad ogni suo primo piano.
Un Dicaprio monumentale, mai così bravo e convincente, mai così in parte, perfetto per il ruolo per fisico, espressione ed autorevolezza dell’attore prima ancora che del personaggio (per fare Gatsby ci voleva un attore che fosse universalmente ricordato nel contempo per romanticismo ed impegno sociale, tutto possibilmente condito con tanti soldi); quello che più mi ha colpito sono state i continui atteggiamenti del viso che presi palesemente da Marlon Brando che hanno reso Dicaprio quasi identico al defunto attore.
Come dicevo però il problema è sempre qui, nel cast; ora io mi chiedo, se devi fare un film che non sia comico mi è difficile pensare di scritturare Tobey “espressione buffa” Maguire, ma se devo fare un colossal dove l’attore deve essere credibile quando lo inquadro dopo essere sceso in picchiata con un aereo sulla New York degli anni ’20 beh, vorrei davvero scritturare un attore e non Tobey “l’inopportuno” Maguire. Lui da solo riesce a far cadere la sospensione dell’incredulità ad ogni suo primo piano.
Nessun commento:
Posta un commento