mercoledì 13 febbraio 2019

Polytechnique - Denis Villeneuve (2009)

(Id.)

Visto in Dvx.

Il film ricostruisce gli eventi principali del massacro del politecnico di Montreal con una breve sequenza su quanto fatto poco prima dal killer e il futuro di due dei sopravvissuti.

Davanti a film del genere la mente corre subito a "Elephant", ma Villeneuve supera a destra l'opera di van Sant, togliendo completamente l'operazione intellettuale e tornando al mero svolgimento dei fatti, toglie il tentativo di capire il contesto sociale (giustificativo?) per riportare solo i fatti. E la paura.

In fin dei conti questo film è violento e crea tensione continua; ma il regista è estremamente pudico a nascondere gli omicidi (sotto i banchi, dietro a strutture, nei fuori fuoco o nei fuori scena ecc...), perché la violenza (che rimane altissima) è tutta psicologica: si trova nella ragazza che si finge morta di fianco all'amica paralizzata, si trova nella fuga di gruppo dalla sala comune fin fuori, sulla neve, si trova nella divisione della classe fra uomini e donne; la violenza è ovunque, senza mai bisogno di essere fisica.
Gli omicidi mai inquadrati si inseriscono perfettamente nello stile del film; un film chiaro e semplice (la pedissequa riproposizione di quei momenti) senza fronzoli  virtuosismi visivi, niente musica, niente colori (che aiutano a smorzare lo shock del sangue) niente invenzioni; ma dietro la macchina da presa Villeneuve si muove con stile e praticità, mettendo in campo piani sequenza impeccabili, gestione dei primissimi piani per nascondere le scene o per aumentare la tensione, oltre all'uso del fuori fuoco per mostrare senza mostrare.
Uniche deviazioni dalla rappresentazione dei fatti sono il breve preambolo iniziale , dove il killer scrive la lettera che spiega i motivi ufficiali del suo gesto e le due scene dove due sopravvissuti cercano di convivere con i loro demoni, con risultati diversi (mi pare che a Villeneuve piaccia giovare coi tempi dei film). Ecco, il finale, raccontato dalla ragazza, è forse la parte più debole; ovvio contraltare all'apertura dedicata all'assassino, la chiusura vuole riportare il fuoco su altro, ma a mio avviso perde molto del pathos e, anzi, rischia di finire del tutto fuori strada e lasciare adito a troppa drammatizzazione.

Nel complesso, però, il film rimane un'opera solidissima e densa, ricca di tensione e gestita alla perfezione.

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