venerdì 22 febbraio 2019

The dentist - Brian Yuzna (1996)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato.

Un ricco dentista scopre che la moglie lo tradisce con il ragazzo che si prende cura della piscina; nella stessa giornata viene assalito da un cane, viene tampinato dal fisco e comincia ad avere allucinazioni. Lo stress lo porterà alla follia che sfogherà su ogni malcapitato che incontrerà accidentalmente, oltre che sul proprio staff che cercherà di farlo ragionare.

Il primo lungometraggio dopo l'exploit di "Society", che non fosse derivato da una saga, si dimostra un seguito ideale dello Yuzna-pensiero.
Partendo da una critica nei confronti della società del benessere americana (qui un ricco dentista che non paga le tasse), il regista accende il motore della stessa macchina a diesel del primo film. Accumula momenti stressogeni per il protagonista per almeno metà del minutaggio senza risolversi in uno scioglimento, ma insistendo sui motivi che lo causeranno in un climax piuttosto dispersivo. Al contrario di "Society", però, lo scioglimento, quando finalmente arriverà, non avrà la potenza necessaria per giustificare l'attesa. Inoltre lo stile fracassone e un pò cazzone sempre presente non aiuta nel rendere credibile la trasformazione del serio professionista in una macchina di morte.

Esattamente come nel primo film, siamo davanti a un horror che non punto sulla paura, ma sullo shock, sull'inventiva visiva; qui si parte dalla scontata paura del trapano e Yuzna si impegna molto a infastidire riuscendoci decisamente in paio di punto (l'astrazione e la trapanatura viste nel dettaglio), ma la scelta di limitarsi a un dentista pazzo rende ripetitivi i momenti grandguinleschi diminuendone di molto l'effetto.

Idee carine, ma nel complesso un film piuttosto deludente, l'impegno e la tecnica non mancano, ma manca il contenuto o l'idea devastante che ha reso famosa l'opera prima del regista.

PS: cast che va dal buono all'accettabile con una buona prestazione di Bernsen e una delle prime apparizioni degne di nota di Mark Ruffalo.

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