mercoledì 6 febbraio 2019

Upstream color - Shane Carruth (2013)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.


Devo ammettere che, guardando il film, non mi è stata mai completamente chiara la trama. Ovvio che le relazioni fra i personaggi e fra le due componenti della storia (gli uomini "contaminati" dalla larva e i maiali) risultano evidenti, ma i dettagli li ho colti solo leggendo qui... e devo ammettere che credo che alcune cose se le siano inventante...

A distanza di nove anni dal suo clamoroso esordio (he ha convinto tutti che la fantascienza si può fare anche con due spicci e senza muoversi da casa), Carruth torna, ma stavolta ha convinto i produttori a dargli dei soldi; esce dal garage di casa e realizza un film con decine di location, am l'essenza è sempre quella di "Primer".
Anzi, ancora più che nel precedente film, quest'opera parte da un'idea più o meno sci-fi per parlare d'altro. Qui infatti siamo davanti a una storia d'amore disperato ed enormemente sentimentale che parte da una larva che, dopo essere stata inoculata, controlla la volontà delle persone (grazie Cronenberg).
L'effetto finale è un film straniante fortemente emotivo e realizzato con un gioco di montaggio continuo (vi sono due storie parallele) che crea una tensione interna catalizzita del disturbato (ma dolce) rapporto a due dei protagonisti. Niente di enorme, ma tutto funziona alla perfezione. Nonostante le mie difficoltà a capire l'andamento della trama, l'interesse per "quello che viene dopo" mi è rimasto altissimo, semplicemente perché a livello emotivo tutto funziona, la tensione è realmente buona e la parte romance la sfrutta bene.

Dal punto di vista estetico, Carruth si può permettere una moltitudine di punti di vista, parecchie location, evolve la sua fotografia scarna in una dai colori strettamente controllati, si concede una cura per l'inquadratura ad effetto che nel precedente non c'era (la nota immagine dei due protagonisti abbracciati in vasca da bagno; anche contestualizzata non perde dolcezza, surrealtà e inquietudine), e si mette anche a giocare con sovrapposizioni di sequenze.

Nessun commento: