mercoledì 27 febbraio 2019

Brick. Dose mortale - Rian Johnson (2005)

(Brick)

Visto in Dvx.

In un collage americano un ragazzo riceve una inquietante richiesta d'aiuto da parte della sua ex ragazza che sembra essere scomparsa. Si mette sulle sue tracce, ma due giorni dopo viene trovata morta. Si metterà a indagare autonomamente sul mondo della droga che sembra essere dietro al delitto.

Alla sua opera prima, Johnson, vuole giocare facile e difficile allo stesso tempo. Scegli un noir, un hard boiled duro e puro che è contemporaneamente il genere più facile e più intricato. Il più facile perché è il più stereotipato, tutti i personaggi che ci devono essere sono archetipici e non metterli non significa aggiungere originalità, ma togliere mood. Più intricato perché se si decide di creare un noir complicato... beh, bisogna avere la palle di ingarbugliare una matassa solo per sgarbugliarla perfettamente nel finale senza ammazzare l'hype con soluzioni di comodo.
Inoltre decide che la vita non è abbastanza complicata così e ambienta il suo hard boiled in una scuola superiore americana... il rischio di finire nel ridicolo o nella farsa è dietro l'angolo.
Invece il film è serio e tutti gli archetipi vengo proiettati nel microcosmo di un college (che si dimostra perfetto per accoglierli) e utilizzati con autorevolezza, nessuna concessione al ridicolo o al superficiale.

Quello che però stupisce di più è la regia. Se complessivamente la regia è buona, Johnson vince nei raccordi; nelle unioni fra le scene, nelle attese. Fade to black continui, ma molto sfumati; inquadrature particolari (l'insistenza sulle scarpe dei personaggi); montaggio rapido di inquadrature in avvicinamento e scene costruite su più piani. Dove la tensione di solito cala perché non sta avvenendo niente, il regista da il suo meglio.

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