(Gokudô kyôfu dai-gekijô: Gozu) anche noto come "Yakuza horror theater: Gozu"
Visto in VHS, registrato dalla tv.
Miike è sempre lui e confeziona un viaggio surreale nella vita di un giovane yakuza; estremo come solo il maestro giapponese sa fare.
Il film sembra pensato da un Lynch in un trip di acido (un bad trip) e proprio a Lynch può essere, almeno in parte, paragonato. L'atmosfera carica di tensione e inquietudine, simile a quella di "Eraserhead", l'ironia nei confronti dell'autorità (qui quella della yakuza, in Lynch quella sui poliziotti), visioni inquietanti che forniscono indizi, come in "Twin peaks", il cambiamento fisico di una persona, come in "Strade perdute", eccetera...
Però questo è Miike, e allora l'acceleratore del perverso è decisamente più pigiato che non in Lynch.
La storia è quella di una missione di un giovane affiliato incaricato di uccidere un collega impazzito; per farlo deve recarsi nella città di Nagoya, ma lì le cose prendono tutta un'altra strada e la città si rivela essere un labirinto di varia umanità, assurda e degenere.
Per essere un film dall'altissima componente simbolica è meno noioso del previsto, la storia (perchè succederanno amenità varie, ma una storia rimane sempre) viene condotta con la giusta velocità, trasformando il film, prima, in un giallo surreale e poi in una sorta di storia d'amore tormentata.
Gozu facilmente può non piacere, ma il gusto estetico di Miike riesce a realizzare alcune scene memorabili, come il demone con la testa di mucca, il parto della ragazza nel finale (quando esce la mano è esteticamente magnifico, mentre il rapporto sessuale che lo precede è decisamente ironico), nonchè la scena iniziale, splendida per ironia, estetica e il giusto grado di cattiveria (sarà che io odio i chihuahua...).
Un film molto interessante a livello visivo, ma che non mi sentirei di consigliare a tutti.
Visto in VHS, registrato dalla tv.
Miike è sempre lui e confeziona un viaggio surreale nella vita di un giovane yakuza; estremo come solo il maestro giapponese sa fare.
Il film sembra pensato da un Lynch in un trip di acido (un bad trip) e proprio a Lynch può essere, almeno in parte, paragonato. L'atmosfera carica di tensione e inquietudine, simile a quella di "Eraserhead", l'ironia nei confronti dell'autorità (qui quella della yakuza, in Lynch quella sui poliziotti), visioni inquietanti che forniscono indizi, come in "Twin peaks", il cambiamento fisico di una persona, come in "Strade perdute", eccetera...
Però questo è Miike, e allora l'acceleratore del perverso è decisamente più pigiato che non in Lynch.
La storia è quella di una missione di un giovane affiliato incaricato di uccidere un collega impazzito; per farlo deve recarsi nella città di Nagoya, ma lì le cose prendono tutta un'altra strada e la città si rivela essere un labirinto di varia umanità, assurda e degenere.
Per essere un film dall'altissima componente simbolica è meno noioso del previsto, la storia (perchè succederanno amenità varie, ma una storia rimane sempre) viene condotta con la giusta velocità, trasformando il film, prima, in un giallo surreale e poi in una sorta di storia d'amore tormentata.
Gozu facilmente può non piacere, ma il gusto estetico di Miike riesce a realizzare alcune scene memorabili, come il demone con la testa di mucca, il parto della ragazza nel finale (quando esce la mano è esteticamente magnifico, mentre il rapporto sessuale che lo precede è decisamente ironico), nonchè la scena iniziale, splendida per ironia, estetica e il giusto grado di cattiveria (sarà che io odio i chihuahua...).
Un film molto interessante a livello visivo, ma che non mi sentirei di consigliare a tutti.
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