mercoledì 16 dicembre 2009

Moon - Duncan Jones (2009)

(Id.)

Visto in Dvx.

La fantascienza (non quella da blockbuster, ma quella che si potrebbe definire metafisica) è il genere che più d'ogni altro è vittima dei capolavori del passato, non si può più fare un film senza rendere conto ad alien, blade runner, odissee nello spazio o solaris... se poi in mezzo ci si mette un robot parlante il paragone diventa obbligato e diretto.
Jones riesce ad evitare le trappole del già visto, semplicemente non citando da quei film, sembra banale ma non sono in tanti ad averlo fatto. Il computer parlante, personaggio importante, si discosta da HAL, pur avendo "l'occhio" uguale, perchè c'è stata proprio la volontà di farlo diverso, l'attenzione infatti è tutta concentrata sullo smile che rappresenta il tono della voce altrimenti monocorde; e quando il computer deve essere spento, semplicemente Jones lo fa spegnere, sembra banale, ma la velleità di farlo parlare sempre più piano sarebbe venuta a chiunque.
Jones quindi evita tutte le trappole date dal genere, ma sfrutta la nuovo senso che ha acquisito la fantascienza, non più un genere che serve a stupire per la quantità di effetti speciali, ma l'ultima frontiera dell'uomo, l'ultimo luogo dell'anima possibile.
La storia è piuttosto semplice, e a dirla tutta neppure originalissima, ma trattata nel modo giusto, con il giusto grado di introspezione e di spettacolarità (le riprese in esterni).
Jones non inventa nulla, ma usa tutto quello che ha a disposizione per spiegare la storia, per presentare i personaggi.
Ottimo Rockwell che si fa in 3 per il film, con grande credibilità in ogni personaggio (come non pensare ad "Inseparabili" nelle scene a due?!!!), e la voce di Spacey (nel caso italiano, il suo riconoscibile doppiatore) è una chicca.
Non un film definitivo, ma un'ottima variazione sul tema. Finale troppo scontato, ma non stucchevole.

PS: credo sia importante ricordare che il regista Duncan Jones è il figlio di David Bowie. Ecco, l'ho detto anch'io.

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