sabato 20 febbraio 2010

A est di Bucarest - Corneliu Porumboiu (2006)

(A fost sau n-a fost?)

Visto in VHS registrata dalla tv.

In un paesino (che non viene mai detto essere a est di Bucarest) un giornalista presente una puntata del suo talk show chiedendosi se anche nella loro cittadine vi sia stata la rivoluzione il 20 dicembre del 1989 contro la dittatura o se i suoi concittadini siano scesi in piazza solo dopo la fuga di Ceausescu. Per farlo ospita (come ripieghi dell'ultimo momento) un pensionato e un professore alcolizzato, quest'ultimo sostiene di aver partecipato ai primi disordini in quella città e quindi di essere testimone della rivoluzione.
Il film inizia mostrando le vite dei tre personagi per tutta la prima parte, con un clima ed un interesse per la malinconia di quelle esistenze; nella seconda parte, durante il talk show, il film unisce piccoli siparietti comici (tutti a carico del personaggio interpretato da Andreescu) semplicissimi ma veramente divertenti con drammi personali e vera e propria poesia. Durante la trasmissione infatti si susseguono telefonate che negano la rivoluzione, minacciano querele e, a sorpresa, difendono la parola del professore nonchè la sua persona. L'ultima telefonata, splendida, recita più o meno così "Il mio figlio più grande è morto il 23 dicembre a Bucarest all'aeroporto Otopeni. Vi ho chiamati solo per dirvi che fuori nevica, siate felici per questa neve, perchè domani sarà di nuovo tutto fango".
Film che si caratterizza per quanto è lieve e che trova nelle piccole cose il suo senso; fotografato con colori desaturati che sottolineano il grigiore delle esistenze; attori che hanno esattamente le facce che avrebbero i loro personaggi nella vita di tutti i giorni; ed una regia staticissima che lascia che sia il film a parlare e non la macchina da presa, una presa di posizione che si sposa perfettamente con l'andamento distaccato e delicato del film (gli unici movimenti sono nello studio televisivo e corrispondono ai movimenti della telecamera del talk show).
Porumboiu alla sua opera prima crea un film di un lirismo invidiabile, senza noia nè eccessi che sa far ridere e rimestare dentro nello stesso momento.

PS: il titolo italiano è, come spesso accada, molto diverso dall'originale, che è "Ci fu o non ci fu?", ma per una volta dimostra una scelta decisamente felice, donando al film un tocco di spaesamento che si intona con la poesia della trama.

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