(Up in the air)
Visto al cinema.
Più che una commedia agrodolce, come mi sarei aspettato, definirei questo film un dramma trattato con leggerezza.
Come al solito Reitman parla di personaggi normali che fanno lavori spregevoli, "necessari" per la società attuale, ma moralmente sbagliati. Anzi più che personaggi normali, direi personaggi adattatisi alla propria condizione ai limiti della moralità.
Il film tratta della vita di un tagliatore di teste per conto terzi, di come venga sconvolta dalla tecnologia e dai sentimenti (in poche parole, dal tempo che passa) e di come lui reagisce, li evita, li accetta e viene abbandonato. La storia è trattata in maniera rilassata (si legga lenta, ma abbastanza lieve da non pesare troppo), con qualche idea comica, o meglio ironica, e un andamento da film sentimentale/melò.
Il personaggio è ben realizzato, e ben recitato, e il film nel complesso funziona. La fotografia sempre al confine con lo sbiadito triste è adatta al racconto. Il finale è, a mio avviso, corretto, non consolatorio ne, forzatamente, negativo.
Buone, e ottime, alcune trovate di Reitman, dal montaggio dell'inizio, all'uso della camera a mano solo quando serve.
Peccato per il ritmo, al contrario dei film precedenti del regista, che semplicemente manca.
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