sabato 30 aprile 2011

Furia - Fritz Lang (1936)

(Fury)

Visto in DVD.

Un buon uomo (Tracy), ottimista e positivo di quell’ottimismo odioso all’americana, che crede nel sistema e nel buon cuore altrui va a trovare la fidanzata che lavora in un altro stato. Durante il viaggio, in prossimità dell’arrivo viene fermato per un controllo dalla polizia e scambiato per motivi idioti (ha delle arachidi in tasca) per un rapitorie di bambini che stanno cercando da giorni. La polizia lo arresta mentre attende di valutare la questione; ma la notizia dell’arresto si sparge presto nel paese e la folla (isterica com’è sempre una folla) reclama la testa del rapito, fregandosene del fatto che non sia ancora stato neppure accusato formalmente. La folla aggredirà la stazione di polizia, metterà fuori uso i pochi poliziotti rimasti e darà fuoco al carcere. Tutti penseranno che Tracy sia morto e comincerà un processo collettivo contro 22 persone riconosciute tra gli aggressori della stazione di polizia… Tracy però è riuscito a cavarsela, ma ormai è cambiato, ora è solo in cerca di una cieca vendetta, si nasconde affinché i 22 vengano condannati a morte per il suo omicidio e indirizza il processo quando questo risulterà stagnare.

Film sul linciaggio e sulla vendetta; che descrive magnificamente la foga di una folla fuori controllo, ma che, non senza una buona intuizione, immerge il tutto in un ambiente in cui il sistema tende solo ad auto-sostenersi (il governatore che non manda la guardia civile perché è un suicidio politico nell’anno delle elezioni; la polizia che arresta Tracy lo fa con una certa pigrizia perché pressata da una richiesta indiretta della città; un poliziotto che molla la difesa del carcere perché la moglie lo minaccia di non presentarsi a casa se vuol difendere il rapitore). Si insomma un ambiente carico di lati oscuri in cui il bene viene soffocato anche qualora nasca spontaneamente.

Fiore all’occhiello il discorso sull’impulso omicida che differenzia i criminali e i matti dai sani, in quanto questi ultimi vi resistino e gli altri no, ma entrambi ne vanno soggetti.
La regia registra con oculatezza quanto succede, concedendosi un poco di montaggio intellettuale affiancando il cicaleccio della folla con un branco di galline vocianti; utilizza un buon numero di panoramiche mentre i primi piani sono a disposizione solo dei momenti emotivamente più intensi.

In definitiva il difetto maggiore è nel finale, che non solo è di un rassicurante perbenismo consono con gli anni in cui è stato realizzato, ma è anche troppo rapido e improvviso.

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