sabato 23 aprile 2011

La lettera - Manoel de Oliveira (1999)

(La lettre)

Visto in DVD, in lingua originale sottotitolato.
Una ragazza di buona famiglia borghese è circuita da un ragazzo, ma sposa un gentile medico pieno di soldi, però poi si innamora di un cantante portoghese (Pedro Abrunhosa!! Una sorta di Ligabue portoghese pelato e che non si toglie mai gli occhiali da sole! agevolo una canzone) e vuoi che non abbia crisi di coscienza che non si concretizzano mai in niente, se non in lunghi cicalecci sui massimi sistemi…
La lettera (la felicità di una ragazza sta nel marito che sposa).

Camera fissa senza idee, messa in scena nella media, senza immagine costruite in maniera seria o una fotografia curata, un modo di raccontare lento, non per forza noioso, ma si sente che la trama è sempre in salita; addirittura gli attori risultano poco credibili, sforzati (e non solo i neo arrivati, ma anche chi ha più esperienza) e come nei film di Dreyer si guardano l’un l’altro a fatica (anche Oliveira è dell’idea di togliere i sentimenti per non distrarre lo spettatore, ma non ha le trame e la capacità e il gusto della messa ins cena di un Dreyer o un Bresson). Un modo di fare cinema inutile, monotono e monocorde che non dice nulla con le immagini e lascia tutto alle parole. L’altro problema è propiro li, i film di Oliveira sono parlatissimi, ma i discorsi che vengono fatti sono scontati e tracotanti, ricchi di pensieri enormi e massimi sistemi detti, tralaltro, in maniera banale e seriosa come se fossero una verità rivelata; e questo quando non cadono proprio nell’idiota e nel ridicolo. Un modo di fare cinema vecchio, incancrenito e francamente inutile. L’unica speranza in un film di Oliveira è che la storia sia buona… e in questo caso specifico neppure quella si salva, anche la storia infatti è vecchia (con perle come la felicità di una ragazza sta nel marito che sposa…)

Facile accusare Oliveira d’essere vecchio visto che l’anagrafe è impietosa, ma in questo caso ci sono tutte le ragioni per farlo, tanto più che, quint’essenza dell’età, in questo film ci sono pure i cartelli che spiegano quanto accade nelle scene che non vengono mostrate. Se poi penso che un ottantessne Alain Resnais riesce a realizzare un film fresco e originale come “Cuori”, senza concedere nulla al mainstream allora è evidente che è Oliveira ad avere un problema.

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