(The bonfire of the vanities)
Visto in DVD.
Un giovane broker (Hanks) che vive a Manhattan, figlio di una cultura dell'edonismo e dell'ipocrisia, con moglie isterica e amante ninfomane rimane, per caso, invischiato in un incidente stradale di cui, tecnicamente, non ha colpa, è stata la sua amante a tirare sotto un ragazzo di colore nel Bronx. Peccato che gli interessi economici della famiglia del ragazzo e di un ambiguo reverendo locale, gli interessi politici di procuratori e legulei, nonchè gli interessi di vendita dei giornalisti, montino un caso estremo di razzismo al contrario dove il povero Hanks viene accusato e perseguitato sostanzialmente perchè è un bianco.
Storia ironica e graffainte dell'homo homini lupus, dove tutti sono personaggi beceri con doppi fini e dove tutte le categorie sociali sono infilate nel calderone dei bastardi.
De Palma non rinuncia a tutti i suoi tecnicismi estetici (un brutto split screen, alcuni pan focus, una macchian da rpesa mobilissima, e i soliti 5 minuti buoni di piano sequenza all'inizio, questo si molto bello), ma complessivamente si tira indietro, firma un film decisamente più sobrio, dove la sua inventiva non è invadente e lascia alla storia e agli attori la parte che gli è proprio.
Il vero difetto del film è nella trama stessa. Per prima cosa il finale troppo positivo stona tantissimo con tutto l'andamente della storia; il colpo di scena finale è troppo debole e muore se paragonato all'aspettativa che viene creata in precedenza; infine il pistolotto morale di Morgan Freeman è davvero dannoso all'andazzo generale (ma immagino che l'abbiano lasciato per dare un monologo a Freeman).
Compessivamente, comunque, il film diverte, intrattiene, non annoia mai e, credo, sia la miglior prova d'attore di Bruce Willis, nonchè la prova d'attore meno irritante di Tom Hanks.
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