(The last picture show)
Visto in DVD. La storia di un gruppo di ragazzotti di un paesino del Texas pesantemente del sud, dalla spensierata giovinezza all’età della responsabilità, ma il tutto nel giro di un solo anno.
Agli americani piace la perdita dell’innocenza e dell’ingenuità; in questo caso il tutto va di pari passo con la scoperta della sessualità. Si insomma, una sorta di “American graffiti”, ma condito col sesso.
La regia è quella dinamica e cinefila di Bogdanovich, che qui però si limita il più possibile ed evita gli sproloqui dei carrelli (e mi piacevano pure) che c’erano nel suo primo film, il che rende questa seconda opera più asciutta, meno pasticciata e più in linea con la storia di periferia. Bellissima la fotografia in bianco e nero con alcune luci da brivido. Infine un elogia a praticamente tutto il cast, su tutti però spicca il giovanissimo Jeff Bridges, non bravo, ma fondamentale a creare la psicologia di un personaggio con la sola camminata.
Ora il lato negativo; la sceneggiatura. Per quanto potesse risultare a tratti idiota, “American graffiti” aveva un andamento della trama inappuntabile. Qui invece gli eventi sembrano susseguirsi senza troppa attenzione, senza una regolazione da parte dello sceneggiatore e la storia è descritta in maniera lenta e quietamente noiosa… oddio alla noia vera e propria non si arriva mai, ma il ritmo è troppo dilatato perché rimanga legato alla storia nel suo insieme piuttosto che alla scena che sto guardando. Il che riduce il film ad un ottimo esercizio di stile, ma senza particolare interesse.
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