domenica 3 aprile 2011

Notte senza fine - Raoul Walsh (1947)

(Pursued)

Visto in VHS. Il western psicologico sarà anche una prerogativa post ‘70s, ma è nato negli anni ‘40. Si perché in questo film abbiamo un Robert Mitchum ossessionato da visioni che in realtà sono ricordi e da un incubo ricorrente, di stivali con speroni che gli vanno addosso. E qui si inserisce la storia del baby Mitchum raccolto da una donna ed allevato assieme ai suoi due figli come uno della famiglia, peccato che il fratellastro non la pensi così (e da grande farà di tutto per eliminarlo) e la sorella fraintenda l’affetto fraterno e si getti in una storia d’amore che rasenta l’incestuoso. Nel frattempo, mentre la famigliola si arrabatta come può il destino incombe, il destino nelle vesti un uomo con un braccio solo che conosce la matrigna di Mitchum e che fa di tutto con ogni mezzo (illegale o legale che sia) per farlo fuori; lui per difendersi si troverà costretto ad uccidere molta gente, soprattutto chi gira intorno alla sorellastra in un vortice di violenza verso chi ama che sembra inarrestabile. Colpo di scena finale (non proprio imprevedibile) che sistema le cose e fa finire bene tutto quel che può.

Al di la del fatto che sia un western psicologico e al di la del fatto che Mitchum appare inespressivo più del solito (se è possibile) c’è da dire che questo è un noir. Si per carità sono tutti cowboy e siamo nel profondo sud, ma la storia, le dinamiche, l’amore e la morte, il gioco del destino ed il vortice di colpa che ingloba Mitchum, il ritorno di un passato mai morto e mai compreso, sono tutti elementi noirissimi. Siamo davanti ad un noir con ambientazione western. Non sorprende quindi che i momenti esteticamente migliori siano le scene in notturne, dove le luci e le ombre vengono usate al meglio. Anche se tutta la fotografia è adattisima all’atmosfera gloomy.

Un film particolare, da riscoprire.

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