(Id.)
Visto in VHS.
Questo film è considerato il testamente morale e sentimentale di Dreyer... immagino che sia così solo perchè è l'ultimo.
Il film parla di Gertrud, donna dell'800 particolarmente libera ed emancipata che dedica la sua vita all'amore nel senso più aulico del termine. Sposata con un uomo che ormai le preferisce la routinarietà della vita e del lavoro, lei cerca rifugio in un giovane pianista pieno di belle speranze, che presto sarà costretta ad abbandonare. Divenuta ormai vecchia si confida con un suo amico di lunga data e spiega la sua visione della vita asservita all'amore appunto senza però esserne limitata, senza che la liberta sia assoggettata ad esso.
Il film è estremamente debitore del muto per lo stile, ma la sceneggiatura è quanto di più debitore del sonoro ci possa essere. Dreyer ci da dentro con il repertorio classico, con i piani sequenza, le scene ariose e ampie, i movimenti circolari di macchina.
Il film è curiosamente uno dei pochi del regista dove la protagonista femminile non è vittima degli eventi, ma libera ed autonoma e non dipendente dalle forze esterne.
Alla fine, duole dirlo, ma il film risulta noioso. Verboso come già Dreyer aveva dimostrato di saper fare con i dialoghi e con una recitazione scarna fino all'osso (assulutamente anacronistiche per l'epoca in cui è stato girat), con gli attori che non si guardano mai e che rimangono sempre inespressivi... francamente queste sono cose che ancora non riesco ad accettare.
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