mercoledì 11 agosto 2010

Wampyr - George Romero (1977)

(Martin)

Visto in DVD.

Romero tenta di fare con i vampiri quello che quasi dieci anni prima aveva fatto con gli zombi.
Ben prima di Christopher Pike e dei suoi libri elimina ogni orpello popolare alla figura del vampiro per renderlo il più "realistico" possibile. Così il vampiro diventa una creatura identica agli umani che quando gli monta la fame vera deve nutrirsi di sangue e che vive per sempre, e basta. Niente problemi con le croci, con l'aglio, con la luce, ha giusto un piccolo problema col sesso, ma giusto per la sua devianza nei confronti del sangue. Ok, in realtà il film non dichiara mai che il ragazzo sia un vampiro, anzi, diciamo che rimane costantemente in sospeso tra la realtà del vampiro e l'idea che sia solo un ragazzo parecchio disturbato con dei parenti messi peggio di lui; e questa è anche l'opinione di Romero, che credo tagli la testa al toro, però la storia non è chiaramente delineata per giungere a questa conclusione, ma pare che il film giunto in italia sia stato vittima di una cannibalizzazione da parte dei produttori/distributori...
L'idea è decisamente buona, anche perchè riesce a modernizzare una delle figure più usurate e nello stesso tempo ritornare alle origini (viene creato un parallelo maggiore con la religione che non l'odio per la croce fine a se stesso, tentano infatti un esorcismo; e ritorna il tema del vampiro come figura romantica/perversa), il tutto con la sfrontatezza di sottolineare come tutti gli altri film siano stati delle vaccate fino a quel momento.
Però non funziona; e non funziona perchè la storia è brutta. Dura troppo per quel poco che vuole dire, è troppo lenta e serve solo a mostrare le caratteristiche del vampiro, non a intessere un qualsiasi discorso. Poi ci mette anche una scena in cui il vecchio spiega tutto alla nipote, giusto per spezzare ulteriormente il soporifero ritmo del film. Il formato è talmente grossolano che anche l'ironico finale viene violentato da un'eccessiva frettolosità di realizzazione e da una certa mancanza d'idee.

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