Un uomo assiste per caso all'omicidio di una sua vicina di casa e comincia ad indagare per suo conto, scoprendo tutta una serie di inquietanti verità.
Film sconvolgentemente bello. La storia forse ha qualche buco qua e la e la trama soffre di qualche calo di tensione e pure di un qualche personaggio irritante (la Nicolodi); ma il film risulta comunque impagabile.
La tensione c'è e Argento gioca con lo spettatore fin dalle prima scene (l'assassino mai mostrato in volto anche se davanti ad uno specchio, il colpo di scena finale con i quadro scomparso, ecc...) e si produce nella costruzione di una città oscura e diabolica fin dalla prima stupenda scena in esterni. Gli interni sono realizzate con un'attenzione stupenda La regia è assolutamente nuova per il cinema italiano, dinamica, fatta di soggettive, un montaggio rapido, camera che segue gli oggetti, non è descrivibile a parole, ma va vista.
Una scena per tutte è quella iniziale (dopo il bellissimo prologo a camera fissa) che inizia con l'apertura delle quinte e con una camera che si muove, e si conclude nel bianchissimo bagno del teatro.
Argento fa letteralmente di tutto con una macchina da presa, e quello che ne viene fuori è (non temo nulla a dirlo) uno dei più bei film italiani degli anni 70, al pari, per lo meno, di "C'eravamo tanto amati".
PS: il film in origine doveva seguire la mania argentiana degli animali nei titoli chiamandosi La tigre dai denti a sciabola... poi, forse per fortuna, si è optato per il più decoroso Profondo rosso.
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