(My name is Khan)
Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.
Un indiano autistico emigra negli Stati Uniti dopo la morte della madre, raggiungendo così il fratello che lavora li da tempo; si innamora, si sposa e tutto sembra perfetto, poi arriva l'11 settembre 2001, e tutto cambia anche per lui. Dovrà mettersi in viaggio per riuscire a incontrare il presidente.
Film zuccheroso, fatto di buoni sentimenti, molto molto politicaly correct, con pure un Asperger come protagonista (e come sempre è una persona migliore di chi non ha problemi), un film di riscatto sociale e fortemente antirazzista, e c'è pure un Obama massianico che risolve la situazione (sic!)... eppure nonostante tutto questo il film è splendido!
Difficile dire dove stia l'elemento che rende una storia banale in un film ricco di sentimenti. Certamente il formato è quanto di meglio ci si possa attendere. Una fotografia curatissima, con colori tenui magnifici. Un cast assolutamente all'altezza. La regia è eccezionale, un uso estremo della macchina da presa, dove i movimenti e la messa a fuoco delimitano gli spazi e danno significati alle scene, ognuna diversa ognuna dinamicissima (questa regia mi obbliga a recuperare gli altri film di Johar, nonchè a rivalutare il cinema indiano in toto); davvero una rivelazione.
Poi bisogna dirlo, ci si può commuovere, non è detto, ma è possibile. Difficile spiegare il motivo, in fondo sono gli stessi temi dei peggiori film nostrani, eppure... eppure sarà la semplicità di messa in scena delle emozioni, sarà la creazione di personaggi a cui ci si può affezionare, sarà l'onestà con cui questi sentimenti vengono presentati, ma funziona, il risultato finale funziona perfettamente.
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