(Scarlet street)
Visto in DVD.
Film strepitoso, ingiustamente perduto nei recessi della memoria.
Un onesto cassiere di banca (l'ottimo Robinson) con velleità pittoriche si invaghisce della onnipresente femme fatale che lo sfrutterà su consiglio del fidanzato, costringendo il banchiere a compiere atti che mai avrebbe osato; e fin qui niente di nuovo... Ma quando Robinson si accorgerà di cosa realmente succede si scatenerà fino in fondo, distruggendo gli artefici della beffa arrivando anche a sacrificare se stesso, o meglio ciò a cui più tiene, la sua stessa pittura ed il successo tramite questa; giungendo quindi ad una sorta di autocannibalismo. Il finale originale, poi eliminato dallo stesso Lang, era un capolavoro di cinismo, con Robinson che si arrampica su un palo del telegrafo di fronte alla prigione per vedere le scintille della sedia elettrica. Invece nel film sarà preda degli inevitabili rimorsi, meno originale forse, ma molto più "greco".
I temi base sono comunque quelli tipicamente langiani, con il destino che gioca contro gli uomini, l'assassinio che si nasconde anche nella più inerme delle persone e con l'assoluta fallibilità della giustizia umana.
Il film è terribilmente disfattista (in fondo è pur sempre Lang) ed estremo per l'epoca (ed infatti non passerà la valutazione del codice Hays in tutti gli stati americani) con allusioni sessuali e violenza solo in parte nascosta, oltre naturalmente alla vittoria del cattivo, vittoria parziale di un cattivo parziale.
Se devo essere sincero non ho apprezzato completamente i personaggi, troppo esagerati (il fidanzato troppo banalmente brutale, o la moglie del cassiere troppo macchiettistica) e neppure gli attori (tranne Robinson) ma forse in questo caso la colpa maggiore è dei doppiatori italiani.
Un film decisamente da riscoprire. Finalmente un grande Lang.
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