(Jingi naki tatakai; anche conosciuto col titolo giapponese di Battle without honor and humanity)
Visto in VHS, registrato dalla tv.
La storia segue Hirono, un neo-yakuza nel suo entrare e uscire di prigione, e le famiglie mafiose che lottano fra loro nel dopo guerra giapponese.
Solidissimo film di yakuza, retto da uno stile semi-documentaristico che si permette una camera a mano dinamica ed espressionista nelle scene di colluttazione, dove da sfoggio di una tecnica decisamente più netta rispetto al resto del film. Il problema principale è che tutto questo sforzo (soprattutto all'inizio) sfocia nella semplice confusione.
Per trama (per ambiente, per clima e per tono), più che per stile (decisamente differente), non stupisce che sia stato chiamato il padrino giapponese, anche se ne è quasi contemporaneo. Non stupisce neppure che piaccia a Tarantino, molto sangue (inizia con un paio di braccia tagliate), un racconto grave e ben costruito, musiche ottime, una regia che cerca una propria via per esprimere le stesse scene ripetute.
Credo sia stato un grosso successo in patria vista la presenza di ben 4 seguiti; cosa, questa che giustifica il finale aperto, decisamente buono ma che non mi aveva soddisfatto del tutto.
L'insieme dei film diventa quindi una saga della malavita giapponese ed il suo trasformarsi dagli anni 40 ai 70.
Un film da riscoprire soprattutto per gli amanti del genere criminale.
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