giovedì 25 marzo 2010

Good bye, Lenin! - Wolfgang Becker (2003)

(Id.)

Visto ad un cineforum, in lingua originale sottotitolato.

Verso la fine dell'89 una convinta socialista della Berlino Est ha un infarto, dopo 8 mesi in cui succede di tutto (la caduta del muro, la riunificazione della Germania ecc...) si risveglia, ma i medici avvertono, basta una piccola emozione per causarle un nuovo infarto che staolta sarebbe letale. Il figlio decide allora di mettere in piedi una commedia in cui niente è successo e tutto è come prima, riciclando i barattoli e i vasetti dei prodotti socialisti, utilizzando le registrazioni delle vecchie trasmissioni televisive, utilizzando gli stessi vestiti che venivano inviati dal partito (e obbligando chi frequenta la madre ad insossarli), fino ad arrivare ad attribuire l'invenzione della Coca Cola ad una ditta della Germania Est.
Il film si muove sui toni della commedia, ma soprattutto sul dramma. Gioca con sentimenti facili in un'opera certamente ruffiana, ma talmente ben riuscita che non ci si può non commuovere. L'eccesso di melò viene prevenuto con l'inserimento di gag divertenti che risollevano il tono.

Il film è alla fin fine un dramma pirandelliano di sopravvivenza di una maschera, che verso la fine sarà accettata, proprio come in Pirandello, in un continuo susseguirsi di emozioni.
Il film si muove tra piccoli gesti e scene memorabili (su tutte la prima visita in solitaria della città da parte della madre, in cui una statua di Lenin viene portata via in elicottero).
La storia si spinge avanti attraverso il continuo rovesciamento della realtà (con i residenti della Germania Ovest che fuggono dal capitalismo e vengono accettati come rifugiati nella Berlino Est), dei toni, delle certezze e delle aspettative dello spettatore e poi alla fine anche del rapporto tra ingannato e ingannatore.
Un film su un pezzo di storia raccontato in maniera tale da rendere interessante anche fatti inutili, che tende ad incrociare tutti gli eventi dell'infanzi del protagonista fino a giungere allo splendido (anche se artificioso) finale.

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