(Holy smoke)
Visto in VHS.
Una ragazza australiana durante un viaggio in India rimane affascinata da un santone locale e decide di unirsi alla sua setta. Per riportarla a casa i suoi genitori decidono di rivolgersi ad un deprogrammatore, che però subirà il fascino della ragazza.
Campion si distingue per non lasciare mai niente al caso. Ogni inquadratura è tutta indirizzata ad una rappresentazione estetizzante di ciò che viene mostrato; e quindi i colori e la fotografia in genere, la disposizione di attori e scenografie, la posizione della macchina da presa e i suoi movimenti sono tutti ragionati, e spesso molto utilizzati, non limitati allo stretto indispensabile. Mi viene da dire che la Campion è uno Scorsese al femminile (dico questo solo perchè Scorsese viene prima).
In questo film ci aggiunge pure qualche paesaggio australiano (che è sempre un bel vedere), la Winslet (che è sempre un bel vedere) e parecchia ironia (una vera novità; anche se c'è solo nella prima parte).
Il film funziona piuttosto bene per tutta la prima parte, ma presto comincia a perdere i pezzi, a diventare ripetitivo, proprio quando si scatenano le ossessioni dei protagonisti (l'ossessione è un po il leit motiv della carriera della Campion), e la storia si ripiega su scene madri sempre meno plausibili (inguardabile Keitel vestito da donna che passeggia per il deserto).
Un buon tentativo, con ottimi spunti, che però fallisce.
PS: il film si fregia della comparsata di Pam "mi ha salvata Tarantino" Grier, e delle chiappe di Keitel, che devono piacere non poco alla Campion, evidentemente.
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